Decidere di studiare una lingua da adulti vuol dire anche fare i conti con la propria percezione di sé. A tal proposito credo sia utile capire in che modo le convinzioni riguardo alla propria efficacia personale possano ostacolare oppure agevolare il conseguimento di un obiettivo. Che sono sono queste convinzioni sulla propria autoefficacia? Sono uno degli aspetti fondamentali della conoscenza di sé che lo psicologo sociale Albert Bandura ha definito self-efficacy (autoefficacia). Si tratta della capacità di organizzare e orientare le singole-sotto abilità cognitive, sociali, comportamentali ed emotive per assolvere a scopi specifici. Quanto più mi reputo esperto in un certo dominio, tanto più elevata sarà la mia convinzione di autoefficacia. Il senso di autoefficacia rispetto all’esecuzione di un’attività specifica o alla padronanza di una competenza deriva da tre convinzioni di base:
- la convinzione di sapere cosa occorre fare per ottenere un determinato risultato
- la convinzione di avere le capacità per farlo
- la convinzione che mettendo in atto quel comportamento si otterrà il risultato atteso
Ciò che io credo riguardo alla mia capacità di fare qualcosa condiziona inevitabilmente le mie scelte e aspirazioni, i livelli di sforzo e di perseveranza che posso sopportare per raggiungere un obiettivo e in generale la qualità di una prestazione.
Ci sono diversi fattori che influenzano tale credenza: le esperienze dirette di esecuzione efficace di una certa abilità, che sono un buon indicatore del livello di capacità; le esperienze indirette che alterano le convinzioni di efficacia attraverso la trasmissione di competenze e il confronto con i risultati ottenuti da altre persone; l’influenza sociale che può incoraggiarci a sperimentare nuove abilità o tarparci le ali persuadendoci del fatto che dovremmo dedicarci ad altro; gli stati fisiologici ed affettivi sulla base dei quali si giudica la propria forza e vulnerabilità.
Ciò significa che se a scuola il mio inglese faceva pena e stentavo a raggiungere la sufficienza, oggi il mio senso di autoefficacia rispetto alla capacità di imparare una lingua straniera avrà toccato il fondo. Se la mia autoefficacia in ambito linguistico è bassa, posso aspettarmi con ogni probabilità di fallire nell’intento di parlare correntemente la lingua che sto studiando. Gli psicologi hanno un nome per questo fenomeno: self-fulfilling prophecy, la profezia che si autoadempie. Poiché mi aspetto un esito negativo, tendo inconsapevolmente a sabotare tutto ciò che mi porterebbe a raggiungere l’obiettivo di parlare la lingua.
La cosa importante da tenere in considerazione è che una scarsa autoefficacia può essere una trappola perché tende a dissuadere anche la persona più motivata dal proposito di padroneggiare nuove competenze.
Come possiamo allora, da adulti, superare credenze di scarsa efficacia nell’apprendimento linguistico che potrebbero derivare da esperienze scolastiche fallimentari ma non solo?
In primo luogo, dobbiamo saper distinguere autoefficacia da autostima. L’autostima è l’insieme dei giudizi valutativi che l’individuo dà di se stesso, la percezione del proprio valore. È possibile godere di una sana autostima e al contempo sperimentare una scarsa autoefficacia in un certo dominio (tipo matematica o apprendimento linguistico).
In secondo luogo, le credenze sulla propria autoefficacia possono essere modificate e il modo migliore per farlo è applicare la cosiddetta pratica deliberata. Come? Partirei dal segmentare una competenza complessa e articolata com’è l’apprendimento linguistico in tutte le sotto-abilità che la compongono. Poi punterei a sviluppare l’autoefficacia praticando quelle specifiche sotto-abilità nelle quali già riesco bene in altri ambiti. Ad esempio, se ho una buona memoria verbale, posso concentrarmi sull’acquisizione della padronanza lessicale. Oppure se so di aver bisogno di ripetuti stimoli acustici per poter assimilare informazioni nuove, mi scarico nel lettore mp3 i dialoghi della mia serie TV preferita in lingua originale e li ascolto andando a lavoro o mentre faccio ginnastica.
Se invece so che per fare progressi ho bisogno di un approccio strutturato e organizzato, mi creo dei diagrammi o delle mappe mentali con esempi di costruzioni grammaticali e sintattiche. Se infine il mio stile di apprendimento è più creativo ed espressivo, mi concentro su scrittura e conversazione.
Non importa da dove parto, ciò che conta è iniziare con qualcosa in cui già mi sento sicuro e competente. Continuando a praticare, il senso di autoefficacia migliorerà di conseguenza. A differenza dello studente più giovane, da adulti abbiamo il dono dell’intuizione. Usiamolo!