Questa breve riflessione ha come soggetto me stesso, o meglio la presa di coscienza di un aspetto della mia personalità che, inavvertitamente e mio malgrado, ha condizionato non poco il modo in cui ho vissuto finora.
Non mi piace parlare di me stesso vuoi perché penso di non aver nulla di rilevante da raccontare, vuoi perché condivido il pensiero di Dale Carnegie che, da buon conoscitore della natura umana qual era, ci spiega con parole semplici una verità essenziale: se vuoi farti amico qualcuno che non conosci, smetti di parlare di te stesso e sii invece interessato a ciò che il tuo interlocutore ti racconta di sé.
Tuttavia, questa volta mi sento di fare un’eccezione e provo a descrivere un momento di epifania che ho vissuto il giorno 29 giugno 2021 mentre guidavo verso casa. Qualche ora prima avevo ricevuto una mail da parte di Amazon in cui mi si comunicava l’accredito delle commissioni derivanti dalle primissime vendite del mio libro: circa 12 €. La cifra, per quanto irrisoria, non mi ha impedito di provare grande soddisfazione e un pizzico di orgoglio sapendo che ce l’avevo fatta. Dopo circa due anni di fatiche avevo raggiunto quel traguardo che fino a poco tempo prima mi sembrava lontanamente fuori portata. Nonostante l’entusiasmo, nel preciso momento in cui ho condiviso questo risultato con amici e colleghi, mi sono accorto di come le mie parole e il mio atteggiamento non comunicassero soddisfazione ma un senso di sottostima come se stessi sminuendo me stesso e il mio lavoro: “in fin dei conti non era nulla di straordinario”, o “chi sono io per insegnare a qualcuno come si studia una lingua straniera? In fin dei conti non sono un insegnante di professione” pensavo in cuor mio. E se il risultato economico è certamente di poco conto e non mi dà motivo di esaltarmi, la consapevolezza di avercela fatta sarebbe stata di per sé sufficiente a lasciar trasparire un’immagine positiva di me stesso. E in quel momento ho intuito un aspetto di mé su cui non mi ero mai soffermato: la tendenza a svalutarmi, ad indugiare su un’immagine di me stesso non meritevole dei risultati che ciononostante ho ottenuto nel corso degli anni. Di indole timida e riservata, non mi è mai piaciuto celebrare pubblicamente una vittoria o festeggiare il benché minimo traguardo. Questo è un dato di fatto. Ciò che prima non mi era chiaro è la ragione che ne è alla base: inconsapevolmente ho da sempre coltivato un senso di inferiorità rispetto agli altri e rispetto al mondo che ha fortemente condizionato l’immagine che ho di me stesso. Quindi, per essere coerente con quest’immagine di me stesso, ogni risultato, piccolo o grande che fosse, passava in sordina e veniva privato dell’importanza relativa che si sarebbe meritato. Al di là di ogni considerazione psicologica, che non è di mia competenza, una cosa è certa: se vedo me stesso come una persona non all’altezza di una situazione, se sento di non essere abbastanza bravo, capace, competente, ecc.-inserite l’aggettivo più adatto al vostro caso-, proietto questa stessa immagine di mé all’esterno e, di conseguenza, tendo ad attirare l’opposto di ciò che davvero desidero. Ma poiché non posso superare dell’immagine che ho di me stesso, devo prima espanderne i limiti e cambiare il modo in cui mi vedo per poter ottenere ciò che desidero. A questo punto la domanda è: “come posso modificare l’immagine che mi sono fatto di me stesso?