Cuore ed energia

Perché un libro che parla di Leadership riserva un intero capitolo al funzionamento del cuore? 

Perché è al cuore che possiamo ricondurre la qualità e costanza dei nostri risultati. 

Per cogliere il senso di questa affermazione dobbiamo fare un passo indietro e capire che cos’è l’energia e da dove deriva. 

Dal punto di vista fisico l’energia è la capacità di compiere un lavoro, uno sforzo, capacità che nel caso degli esseri umani dipende dal livello di vitalità fisiologica di un corpo. Sebbene la forma fisica di una persona possa darci qualche indicazione sul suo stato di vitalità, essa di per sé non è sufficiente a prevedere quanto quella stessa persona sarà in grado di sostenere una situazione di pressione sul lungo periodo o di adattarsi con successo a cambiamenti che richiedono sforzi prolungati. 

L’energia viene generata da un insieme di processi fisiologici che il nostro corpo mette in atto spesso senza la nostra completa consapevolezza. E fin qui nulla di strano. L’aspetto curioso riguarda la fonte di questa energia: il cuore. In quanto mammiferi, siamo in grado di generare una considerevole quantità di energia la maggior parte della quale deriva proprio dal cuore. Il senso della riflessione del Dott. Alan Watkins secondo cui la fisiologia- e nella fattispecie il cuore- sarebbe alla base di qualsiasi prestazione è dunque non solo metaforico ma pienamente fisico. 

L’immagine seguente mostra le cosiddette deflessioni cardiache. 

Di che si tratta? 

Sono dei cambiamenti di direzione che la corrente elettrica subisce mentre attraversa i tessuti conduttori del cuore. Quando le cavità superiori del cuore si contraggono, la corrente elettrica si muove verso l’elettrodo fissato sul petto del soggetto sottoposto ad elettrocardiogramma generando la cosiddetta onda P. Viceversa, quando a contrarsi sono le cavità inferiori del cuore, la corrente elettrica si muove nella direzione opposta rispetto all’elettrodo generando la cosiddetta onda Q. 

Dopo ogni contrazione, il cuore si rilassa per permettere la riossigenazione dei tessuti prima dello sforzo successivo e contemporaneamente le cellule cardiache “resettano” il loro equilibrio chimico in un processo che causa le deflessioni tracciate dall’elettrocardiografo e che produce l’onda T. 

Se il cosiddetto complesso QRS è indice dallo stato di salute delle cavità cardiache, il segmento ST mostra la capacità delle arterie di ossigenare il cuore. Se il segmento ST è eccessivamente elevato, potrebbe esserci il rischio di un attacco cardiaco; viceversa, se è depresso, non arriva sangue sufficiente al cuore con possibili dolori al petto.      

Senza entrare troppo nei dettagli, tutto ciò serve a richiamare l’attenzione su quanto sia importante comprendere, seppur superficialmente, come funziona questo straordinario muscolo se vogliamo sperimentare un ritrovato vigore fisico e quella sensazione di aver riportato indietro le lancette dell’orologio di qualche anno.

Come si è accennato in precedenza, il presupposto fondamentale per riuscire a dare il meglio di sé con continuità è una certa dose di coerenza intesa come variabilità fisiologica in ritmo e quantità adeguate, variabilità che è in gran parte dettata dal controllo consapevole del battito cardiaco tramite la respirazione.

Oltre ad essere una pompa estremamente efficace con una capacità di circa 5 litri al minuto, oggi sappiamo che, nella gerarchia di organi e sistemi anatomici che emettono e ricevono segnali di varia natura, il cuore è anche il più potente generatore di impulsi nel corpo umano. Strogatz parla di “oscillatori biologici” per descrivere la capacità di un sistema di sincronizzarsi sulle frequenze di un altro sistema con cui interagisce. Ed è proprio ciò che fa il cuore: trasmette e riceve costantemente informazioni sotto forma di impulsi elettrici ed elettromagnetici influenzando l’oscillazione degli altri organi, in primis il cervello. Capace di generare una forza elettrica di 40-60 volte superiore al cervello, il cuore è la principale centrale elettrica del corpo umano e poiché ha il compito di pompare sangue in tutto il sistema, deve saper sincronizzare le proprie cellule affinché siano in grado di alternare ritmicamente contrazione e rilassamento. Per questo si dice che il cuore è dotato di una propria coerenza interna o autocoerenza.

Inoltre, il cuore di una persona genera un campo elettromagnetico 5000 volte più intenso di quello del cervello veicolando impulsi che non solo si ritrovano nelle onde cerebrali di altri soggetti in prossimità ma che hanno anche la capacità di influenzarne la fisiologia con effetti quantificabili. (Childre and Martin, 2000).

Essendo il più potente generatore di campi elettrici ed elettromagnetici del corpo, il cuore influenza il ritmo di tutti gli altri oscillatori biologici in virtù del fenomeno di sincronizzazione (entrainment). Descritto per la prima volta da un fisico olandese che notò come il pendolo più grande di una serie di orologi adiacenti ne dettasse il ritmo di oscillazione, questo fenomeno prevede che un qualsiasi sistema si sincronizzi sulla frequenza dominante. Pensate all’applauso di un pubblico che si sincronizza automaticamente sul ritmo di chi inizia ad applaudire o ad un banco di pesci che si muove all’unisono per sfuggire ad un predatore: sono diverse manifestazioni di questo stesso fenomeno. L’effetto della sincronizzazione è percepibile non solo in un sistema biologico come può essere il corpo umano ma anche all’interno di una squadra. Se consapevole di questo fenomeno, la guida di un gruppo può stabilire una frequenza che detti il ritmo di tutti gli altri membri creando quell’unità di intenti e sforzi che sfocia in risultati eccelsi.   

Grazie alla sua autocoerenza ed essendo l’oscillatore più potente, il cuore detta il ritmo di tutto il sistema generando la cosiddetta coerenza fisiologica che ci aiuta a sfruttare al meglio le nostre riserve di energia facilitando a cascata la coerenza emotiva e cognitiva. 

Allenando il nostro cuore a generare un segnale regolare anziché erratico, possiamo sincronizzare l’intero sistema sulla stessa frequenza creando i presupposti di quella coerenza totale che è alla base di qualsiasi prestazione di successo. 

Quando impariamo a generare un segnale coerente a livello individuale, automaticamente facilitiamo la sincronizzazione dei sistemi altrui trasformando l’intero gruppo in una mischia ordinata che spinge nella stessa direzione per avanzare verso la meta.