E se un’ora del nostro lavoro valesse 500, 1.000 o 10.000 €?

Se ipotizziamo di guadagnare 20 € all’ora per un totale di 8 ore, il valore che generiamo quotidianamente con il nostro lavoro ammonta a 160 €.

Tuttavia quei 20 € orari sono una media fittizia che non tiene conto di ciò che davvero succede nel corso di 8 ore.  

Per capirlo, utilizziamo la cosiddetta Power Curve, un’invenzione di Perry Marshall, che mostra graficamente gli effetti sbalorditivi della famosa legge di Pareto.

Scomponendo il giorno lavorativo in 8 ore, ricaviamo questi due dati che andremo ad inserire nel calcolatore al link di seguito: https://www.8020curve.com

Numero di elementi (ore): 8

Risultato totale: 160 €

L’immagine sottostante mostra che l’ora meno redditizia nella nostra giornata tipo da 160 € vale 8,96 €, mentre quella più produttiva vale 54,74 €.

La faccenda si fa ancora più intrigante se, anziché in ore, scomponiamo il giorno in minuti. 480 per l’esattezza:

  • lo stipendio medio al minuto è di 33 centesimi
  • il minuto meno redditizio genera uno stipendio di 7,6 centesimi
  • il  minuto più proficuo vale 15,49 €.

La sfida è capire come posso essere altamente produttivo generando 15 centesimi al minuto in maniera costante. 

PRODUTTIVI O OCCUPATI

Questo grafico ci mostra anche una verità fastidiosa: la maggior parte di noi può dirsi davvero produttivo solo una o due ore al giorno, mentre per il resto del tempo siamo semplicemente occupati.

Se la legge di Pareto, anche nota come principio dell’80/20, è un concetto ormai familiare a molti, forse sono ancora in pochi a sapere che la sua validità è ricorsiva.

Cosa vuol dire?

Vuol dire che se ho 1000 clienti e il 20% di essi, 200, genera l’80% del fatturato, allora all’interno di quei 200 ci sarà un ulteriore 20% che è responsabile dell’ 80% dell’80% del fatturato. Vale a dire che 40 clienti generano il 64% del fatturato totale: più della metà del fatturato totale deriva da un venticinquesimo dei clienti.

Farei meglio a sapere chi sono questi clienti e a trattarli con guanto di velluto, no? 

È il principio elevato al quadrato. 

E possiamo continuare potenzialmente all’infinito, elevando al cubo, alla quarta, alla ennesima potenza, almeno finché ci sono elementi da contare, perché all’interno di quel gruppo di 40 clienti ricorre lo stesso rapporto: il 20% di essi, vale a dire 8, totalizza oltre la metà (51,2%) del fatturato.

Ora che si tratti di 80/20, 70/30, 60/40 non è poi così rilevante. L’aspetto sorprendente è il modo in cui questo rapporto si manifesta in maniera ricorsiva ed esponenziale.

La cosa è degna di nota perché, una volta compreso il meccanismo, possiamo concentrare i nostri sforzi su quei pochi fattori essenziali che inclinano massivamente l’ago della bilancia generando un effetto leva potentissimo.

Un altro aspetto rimarchevole è la natura pervasiva di questa legge che si applica a centinaia di migliaia di fenomeni naturali e artificiali: dai flussi del traffico stradale, alla concentrazione della ricchezza, dalla resa di un campo di piselli alla potenzialità retributiva oraria.

Sì, perché ci sono delle attività che fruttano pochi centesimi di euro all’ora e altre che invece ne generano centinaia o addirittura migliaia. 

La sfida sta nell’identificare quali sono le une e le altre e fare in modo che il nostro tempo lavorativo sia accuratamente investito in quelle più redditizie non solo per noi ma anche per il nostro datore di lavoro. Tutto il resto deve essere delegato o posticipato.

Volete un aumento di stipendio? Se volete quantificarlo, non dovete fare altro che analizzare il vostro tempo lavorativo usando la curva 80/20 e far sì che ogni minuto conti davvero.